“Ho sempre immaginato che una persona non vedente possa percepire le mie opere semplicemente toccandole. Penso che i miei quadri siano in grado di trasmettere delle sensazioni anche attraverso il tatto.”
Sono Elena
Quando sono davanti a una tela bianca non ho fotografie o soggetti di fianco. Comincio a lavorare con le mani direttamente immerse nel colore senza sapere cosa farò. Sono le mani a guidarmi sulla tela. E da un primo abbozzo di colore, nasce l’opera.
Le
radici
Nascere a Sassuolo, negli anni dello sviluppo del più famoso distretto ceramico al mondo, può segnare il destino. Nel mio caso il destino sia professionale che artistico. Se queste radici mi hanno lasciato una traccia importante, l’arte scorre nel DNA della mia famiglia. Mio nonno materno lavorava nelle botteghe d’arte e mia sorella, otto anni più grande di me, ha ereditato quella che si definisce una “mano d’oro”, un talento artistico speciale, una naturale predisposizione al disegno, soprattutto di tipo realistico.
L’arte
e la professione
Ancora prima dell’esito dell’esame di maturità, già lavoravo in un’azienda ceramica del comprensorio. Queste prime esperienze lavorative mi hanno consentito di completare una formazione che è stata molto ampia grazie alla curiosità che mi ha sempre caratterizzata: lavoravo come grafica ma andavo a osservare quello che succedeva in smalteria; poi ho imparato a usare la camera oscura, a creare pellicole e retini per trasferire il colore e il decoro sulle piastrelle. La rivoluzione digitale è arrivata molto dopo.
La
pittura
Da dove nasce il mio desiderio di dipingere? In realtà, ho sempre dipinto e fatto sculture. Nella mia casa di Pigneto, ora diventata una location per eventi, ho realizzato diverse opere. Questa attività mi dà la carica, mi rilassa, mi fa stare bene con me stessa e il mondo. Lavoro di notte e non sento la stanchezza perché dipingere mi dà gioia.
L’opera per me è un gesto di pura creazione, istintivo, che comincia dalla materia: l’idea arriva dopo.